I Grandi Poeti di tutti i Tempi Pagina 1 - 2 - 3 - 4 - 5
"Come ti amo? Ora ne conto i modi. Ti amo quanto profondo e ampio e alto la mia anima può, quando oltre ogni sguardo si volge all'Essenza, alla Grazia ideale. Ti amo al livello del più quieto bisogno di ogni giorno, al sole e a lume di candela. Ti amo in libertà, come chi per giustizia lotta; ti amo semplicemente, come chi evita la lode; ti amo con la passione delle mie antiche pene e con la fiducia che avevo da bambina. Ti amo di un amore che credevo perduto coi miei passati santi, ti amo col respiro, i sorrisi e le lacrime di tutta la mia vita! E, Iddio lo voglia, di più ti amerò dopo la morte."
Elizabeth Barret Browning
Elizabeth B. Browning (1806 - 1861)
Nata in una numerosa famiglia Elizabeth ebbe la fortuna, per una donna in quegli anni, di poter leggere Dante Alighieri. Shakespeare, Milton e questo la spinse a scrivere i suoi primi versi. La svolta nella sua vita arrivò con la pubblicazione della sua raccolta "Poems" con cui raggiunse una notevole fama e che la mise in contatto con il poeta Robert Browning di cui si innamorò e che sposò in segreto contro il volere del padre e con cui si trasferì a Firenze. Le sue opere sono un perfetto esempio di poesia vittoriana che esalta e celebra l'amore assoluto. Vivendo in Italia seguì con attenzione gli sviluppi del Risorgimento e fu un'ammiratrice di Cavour.
"Sul piatto azzurro del cielo C'è un fumo melato di nuvole gialle, La notte sogna. Dormono gli uomini, L'angoscia solo me tormenta.
Intersecato di nubi, Il bosco respira un dolce fumo. Dentro l'anello dei crepacci celesti Il declivio tende le dita.
Dalla palude giunge il grido dell'airone, Il chiaro gorgoglio dell'acqua, E dalle nuvole occhieggia, Come una goccia, una stella solitaria.
Potere con essa, in quel torbido fumo, Appiccare un incendio nel bosco, E insieme perirvi come un lampo nel cielo."
Sergej Esenin
Sergej Esenin (1895 – 1925)
Esenin iniziò giovanissimo a scrivere poesie, ispirate al folklore russo e divenne in pochi anni il più noto poeta del paese con le Raccolte "Radunica" e "Rito per il morto", con poesie dedicate all'amore e alla vita quotidiana. La sua vita fu travagliata e spettacolare, culminata con il matrimonio evento con la ballerina americana Isadora Duncan, più grande di lui di circa quindici anni, e che durò meno di due anni. Gli eccessi alcolici lo fecero finire spesso al centro della cronaca e il giorno prima di suicidarsi scrisse la sua ultima poesia con il suo stesso sangue, i cui ultimi versi sono "Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli. In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere."
"Prendila sul serio - la vita -
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni pianterai un olivo
non perché resti ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
e la vita peserà di più sulla bilancia."
Nazim Hikmet
Nazim Hikmet (1901 - 1963)
Massimo esponente della poesia contemporanea, Hikmet ha saputo coniugare nelle sue opere l'amore per la vita, l'impegno sociale e politico e il suo infinito slancio verso la libertà. naturalmente la sua vita travagliata (due volte in esilio in Russia, due volte in carcere per le sue idee libertarie contrarie al regime turco - una prima volta cinque anni, una seconda addirittura dodici) hanno fortemente influenzato la sua scrittura, facendo di lui un immenso cantore di ciò che dà valore valore all'esistenza e di ciò per cui ha senso combattere.
"Sono abitata da un grido. Di notte esce svolazzando con i suoi uncini in cerca di qualcosa da amare."
Sylvia Plath
Sylvia Plath (1932 - 1963)
Tutta una vita a combattere con il demone della depressione e del disturbo bipolare fanno della poetica di Sylvia Plath una testimonianza diretta del male di vivere, di quell'inquietudine eterna che tutto distrugge, tanto che si suicidò giovanissima, a neanche trent'anni, lasciando un'ultima poesia, "Orlo". Nel 1982 ricevette il Premio Pulitzer per la letteratura postumo per la raccolta "The Collected Poems", e anche se il marito, il poeta inglese Ted Hughes, da cui aveva divorziato pochi mesi prima di morire, non permise la pubblicazione dei suoi ultimi diari, sappiamo dalle sue poesie quanto intensa e dolente sia stata la sua esistenza.
"La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace."
Henry Scott Holland
Henry Scott Holland (1847-1917)
Professore di Teologia e Canonico ad Oxford fondò il PESEK (Politics, Economics, Socialism, Ethics and Christianity) un movimento che condannava il capitalismo nascente. Durane gli anni di insegnameto ad Oxfod fondò anche il Christian Social Union. Il suo discorso più noto è appunto "La morte non è niente" riportata qui a fianco, ed ispirata agli scritti di Sant'Agostino.
"Cuore! Lo dimenticheremo!
Tu ed io – questa notte!
Tu potrai dimenticare il calore
Che dava – io dimenticherò la luce!
Quando hai finito, ti prego di dirmelo –
Così che io possa subito incominciare!
Presto! Perché mentre tu indugi
Io potrei ricordarlo!"
Emily Dickinson
Emily Dickinson (1830 - 1886)
Un suo verso dice "Non c'è nessun vascello che, come un libro, possa portarci in paesi lontani. " Ed in effetti la Dickinson non si allontanò mai fisicamente dai luoghi dove era nata, ma riuscì a dar corpo ad emozioni universali, a sentimenti eterni pur parlando delle piccole cose quotidiane, di natura, di fiori di uccelli. E di morte, un'ombra che la accompagnò costantemente, a volte temuta, a volte quasi invocata, sempre guardata negli occhi. La sua vita schiva, quasi confinata nella sua casa e i suoi scarsissimi rapporti interpersonali la portarono a riversare nella poesia tutto il suo universo, pulsante e appassionato, quasi del tutto sconosciuto ai suoi contemporanei visto che prima della morte pubblicò pochissime opere mai amatissimo negli anni successivi anche grazie al suo stile moderno fatto di versi liberi e frasi spezzate.
"E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea."
Konstantinos Kavafis
Konstantinos Kavafis ( 1863 - 1933)
Poeta decadente pur senza appartenere al decadentismo, malinconico e concentrato sugli umani sentimenti Kavafis visse quasi tutta la sua vita ad Alessandria d'Egitto, ma il sentimento di nostalgia per un altrove lontano, non solo fisicamente, ma anche temporalmente, è sempre presente nelle sue liriche. Un grande amore per i classici greci, e soprattutto per l'era ellenica lo ispirò nel comporre versi dedicati all'amore omosessuale, ai tumulti dell'animo, al viaggio interiore di cui è simbolo "Itaca" una tra le sue liriche più celebri, al tragico destino dell'umanità e al bisogno di trovare la bellezza nel pur caotico e inappagato bisogno d'amore.
George Grey
"Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito: una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione ma la mia vita.
Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno; il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura; l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine e del vano desiderio.
È una barca che anela al mare eppure lo teme."
Edgar Lee Master
Edgar Lee Master (1868 – 1950)
Cresciuto in una piccola cittadina dell'Illinois, Lee Masters deve proprio all'ambiente sociale e culturale in cui ha vissuto l'idea di quello che sarà il suo capolavoro, e cioè "ANtologia di Spoon River", una originalissima raccolta di poesie dedicate a degli immaginari epitaffi. Il bersaglio delle sue rime sono naturalmente la mentalità gretta e ristretta degli abitanti di un piccolo paese, e ambizioni frustrate e le difficoltà del'esistenza, i fallimenti e le delusioni che ogni vita porta con sè. Il grande successo dell'opera fu in un certo senso un limite per le successive creazioni di Lee Masters, che non ebbero lo stesso successo, ma l'Antologia resta uno dei capisaldi della poesie del Novecento.
"Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto.
Il bambino mangia arance.
(Dal mio balcone lo vedo).
Il mietitore taglia il grano.
(Dal mio balcone lo sento).
Se muoio,
lasciate il mio balcone aperto."
Federico Garcia Lorca
Federico Garcia Lorca (1898-1936)
Esponente di spicco della vita intellettuale spagnola dei primi anni del secolo, Garcia Lorca frequenta in quel periodo artisti come Bunuel e Dalì dando vita al moviemnto della Generazione del '27. Commediografo, poeta, eclettico e prolifico riesce a mantenere intatta la sua vena artistica nonostante la difficoltà di vivere la propria omosessualità in quegli anni. Visse a lungo a New York, e poi in Sudamerica, per poi tornare in Spagna poco prima della Guerra Civile, durante la quale fu arrestato e giustiziato. La sua opera più complessa, composta nel periodo newyorkese è "Poeta e New York" ed esprime tutta l'inquietudine dell'animo umano e le crescenti difficoltà sociali derivanti da disuguaglianza e ingiustizia.
"L'esangue primavera già tristemente esilia
L'inverno, tempo lucido, tempo d'arte serena,
E in me, dove un oscuro sangue colma ogni vena,
L'impotenza si stira ed a lungo sbadiglia.
Crepuscoli s'imbiancano tiepidi nella mente
Che come vecchia tomba serra un cerchio di ferro,
Ed inseguendo un sogno vago e bello, io erro
Pei campi ove la linfa esulta immensamente.
Poi procombo snervato di silvestri sentori,
E scavando al mio sogno una fossa col viso,
Mordendo il suolo caldo dove, sbocciano i fiori,
Attendo nell'abisso che il tedio s'alzi... Oh riso
Intanto dell'Azzurro sulla siepe e sui voli
Degli uccelli ridesti che cinguettano al sole!"
Stéphane Mallarmé
Stéphane Mallarmé (1842-1898)
Il grande innovatore del linguaggio poetico faticò non poco ad affermarsi, e più volte le sue opere furono rifiutate. La sua vita si svolse in gran parte a Parigi dove frequentò Verlaine (che gli dedicò un articolo della serie "I Poeti Maledetti", Manet che illustrerà la sua opera "Il pomeriggio di un fauno" e Debussy, che lo metterà i musica creando il capolavoro "Prélude à l'après-midi d'un faune". Le riunioni settimanali nella sua casa erano occasione d'incontro per i più grandi intellettuali dell'epoca, fra cui Yeats, Rilke, Valery. La sua ricerca è tutta dedicata ad una espressione formale innovativa, capace di esaltare la forma quanto il contenuto. Scrisse poemi senza punteggiatura, si dedicò con slancio alla creazione di versi il cui compimento si aveva solo attraverso il suono, indipendentemente dal significato. Molte sue poesie sono giocate sull'omofonia (parole si significato diverso che pronunciate assumono lo stesso suono) ma naturalmente nella traduzione gran parte del gioco di parole che ha fatto grande Mallarmè purtroppo va perso.