Festival, Anteprime, Inediti, Rarità - Pagina 3 Torna a Pagina: 1 - 2
L'amore Non Basta Mai - di Maria Blom con Sofia Helin, Kajsa Ernst, Ann Petrén, Barbro Enberg - 2005 - Sentimentale - Svezia ***
Quando un film scandinavo mette al centro della trama una festa in famiglia si sa già che ci troveremo di fronte ad un confronto sincero e mai edulcorato fra i vari membri di quella famiglia. Festen è stato il capolavoro assoluto in tal senso ma non mancano altri esempi di piccoli interni familiari in chiaroscuro e "L'amore non basta mai" è uno fra questi, tanto che Von Trier ne è il produttore. Mia torna nel Nord della Svezia da Stoccolma dove ormai vive per il settantesimo compleanno di suo padre e ritroverà le due sorelle, il suo primo amore e l'atmosfera tipica di un piccolo centro di provincia. Le tensioni latenti non tardano ad emergere, le frustrazioni di chi è rimasto si trasformano in rancore, salvo poi rompersi in un pianto liberatorio. Le storie semplici e piccole che sono al centro dei confronti sono il punto vincente del film, non ci sono scheletri nell'armadio o segreti inconfessabili, solo piccole gelosie, invidie naturali e genuine, bilanci quotidiani che inevitabilmente portano ai rimpianti e alle delusioni. Quando la realtà farà irruzione sul palcoscenico della festa e della vita riportando tutti i presenti alla misura e alla verità i legami familiari torneranno ad essere dei veri legami, sinceri e profondi, che arricchiscono anche quando sono fonte di sofferenza. Come tutti i film di ambientazione scandinava la neve e il freddo la fanno da padrona aggiungendo una connotazione algida che fa da contrasto alle forti emozioni che seppur sfumate e manifestate con garbo e pacatezza scorrono intense sotto pelle. Attori misurati anche nelle scene più spinose e tre Oscar Svedesi ad un film che è un vero e proprio esempio di introspezione senza pesantezza e di amarezza senza tristezza.
Confidenze Troppo Intime - di Patrice Leconte con Sandrine Bonnaire, Fabrice Luchini, Michel Duchaussoy, Molly Picon - 2003 - Sentimentale - Francia **
Un incontro fortuito o meglio nato da un errore: una giovane donna va da uno psicanalista per cercare aiuto, sbaglia porta sul pianerottolo ed capita nello studio di un fiscalista al quale inizia a raccontare il rapporto ormai logoro con il marito. Lui ascolta impietrito, senza il coraggio di confessarle la verità. Inizia così un dialogo fatto di confessioni e di silenzi, di verità e di simulazione, finchè i ruoli saranno svelati ma le confidenze non avranno fine, anzi... magnifico apologo sul rapportarsi, sulla capacità o meno di confidarsi e di ammettere i nostri limiti e le nostre difficoltà, l'incontro di due esseri umani distanti, apparentemente estranei e senza ragioni di confidarsi apre la strada invece ad un sincero percorso di apertura all'altro, di ascolto sincero ed attento, di emozioni che nascono e sentimenti che si trova il coraggio di affrontare. Grandi interpretazioni di Fabrice Luchini e Sandrine Bonnaire che si avvicinano al rallentatore ma con una eleganza e una profondità che lascia estasiati.
Main Street - di John Doyle - con Colin Firth, Orlando Bloom, Ellen Burstyn, Patricia Clarkson, Amber Tamblyn - 2010 - Drammatico - USA **
Una cittadina del Sud degli Stati Uniti dove il lavoro è poco, gli stimoli ancor meno e la gente tira a campare con scarsissimo entusiasmo. C'è chi sogna di andarsene e chi non ha più la forza neanche di sognare. L'arrivo di un uomo un po' enigmatico (Colin Firth) che prende il affitto dei capannoni da una vecchia signora un po' svanita (la sempre magnifica Ellen Burstyn) per riporvi dei fusti con rifiuti pericolosi porta scompiglio fra le quattro anime del paese e per qualche giorno c'è perfino lo spazio per la speranza di una ripresa economica visto che l'impresa per cui lavora Firth vorrebbe impiantare una centrale di smaltimento rifiuti proprio lì. Ma il destino ci metterà lo zampino e tutti i sogni finiranno sotto un diluvio un po' punitivo un po' purificatore. Film non del tutto riuscito ma con dei caratteri che restano impressi, per la loro malinconia, per la rabbia inespressa, per la frustrazione e il fallimento che portano sul volto con dignità e tenerezza.
Country Strong - di Shana Feste con Gwyneth Paltrow, Leighton Meester, Garrett Hedlund, Tim McGraw - 2010 - Drammatico - USA **
Una parabola discendente, una discesa nella fragilità senza possibilità di ritorno, un lento declino fino alla inevitabile tragedia. Quante vite di artisti famosi sono finite così? Purtroppo tante, troppe, e la storia di Country Strong segue proprio la vita e la carriera di una cantante ai vertici del successo, ma minata dall'insicurezza e dalla precarietà inutilmente tenute a bada dall'alcool e dai farmaci. Il contorno di mariti manager, amici interessati, giovani starlet in carriera e quant'altro sanno di già visto, ma la Paltrow regala intensità e pathos alla sofferenza di questa giovane donna perduta che non trova più appoggio neanche nel marito. I ragazzi che aprono il concerto per lei riusciranno a salvarsi dall'ingranaggio del mondo cinico e pieno di sfruttatori dello spettacolo, e questo è un piccolo messaggio di speranza in un film che ha il coraggio di mostrare tutta la superficialità dei lustrini e tutta la ipocrisia di chi vede solo gli incassi al botteghino. Belle le canzoni tra cui "Coming Home" nomination all'Oscar, che sono parte integrante del film e ci regalano uno spaccato sincero ed onesto del "dorato" mondo della musica.
Pink Subaru - di Ogawa Kazuya con Loai Nufi, Giuliana Mettini, Ronny Wertheimer, Miki Warshawiak - 2009 - Commedia - Italia, Giappone **
La rincorsa di un sogno, la realizzazione di qualcosa per cui si è fatti sacrifici per anni è al centro di questa commedia brillante e a tratti surreale. Siamo in Israele e l'arabo Elzober riesce finalmente a compare la macchina dei suoi sogni, proprio alla vigilia del matrimonio della sorella. La accarezza, la tratta come un'amante, se la sogna di notte la sua Subaru Legacy nera metallizzata, ma gliela rubano subito, il giorno dopo averla portata a casa. Una tragedia, che darà via ad una rocambolesca avventura che coinvolge praticamente tutto il paese alla ricerca della Subaru sparita. I personaggi sono volutamente sopra le righe e le scene talvolta palesemente calcate nella chiave comica, ma le difficoltà di convivenza fra arabi ed israeliani sono reali, le difficoltà a realizzare i propri sogni in una terra arida e ostile anche, e a tratti una dolce malinconia pervade lo sguardo dei protagonisti. L'impianto narrativo è da ricondurre alle commedie di Shakespeare, con i protagonisti ed i comprimari che girano a vuoto perdendosi in mille rivoli narrativi per poi ritrovarsi tutti nella scena finale intorno alla mitica Subaru, pateticamente ridipinta di rosa. La scena del matrimonio è ariosa e festosa quanto basta a dare un alito di speranza ad un popolo e ad una terra che ne ha sempre più bisogno. E "Que serà serà" cantata in giapponese è semplicemente deliziosa. e sottolinea la grazia di un film che riesce a far sorridere senza mai far dimenticare dove si svolge l'azione e quali drammi reali si celino dietro il "dramma" del furto della Subaru.
L'Albero - di Julie Bertuccelli con Charlotte Gainsbourg, Marton Csokas, Aden
Young, Penne Hackforth-Jones - 2010 - Drammatico - Francia, Australia **
Una bambina affronta la perdita del padre con una tenerezza struggente, immaginando che la voce e lo spirito di quel papà tanto amato siano andati a stabilirsi nel grande albero che sorge accanto alla loro casa. Ne fa perciò il suo rifugio, ci si nasconde quando si sente incompresa dalla mamma e parla con lui come se fosse veramente lì. Un film delicato, che affronta un tema difficile perché si rischia spesso di scivolare nel già detto e nel già visto. Ma non è questo il caso, perché il dolore che Simone e la sua famiglia affrontano è sempre sincero ed autentico, e l'impossibilità di trovare risposte ad una perdita tanto devastante è l'unica risposta possibile. E quando quell'albero tanto amato comincerà con le sue radici e con i rami morti a minacciare le fondamenta della casa la risposta razionale, e cioè l'abbattimento, non potrà bastare per una famiglia che sta dolorosamente tentando di rimanere a galla e trovare una strada per sopravvivere. Charlotte Gainsbourg dà corpo e sentimenti ad una donna vera e sincera, in bilico fra il passato ed il futuro, incapace di dimenticare ma anche desiderosa di guardare avanti senza sensi di colpa, capace di accogliere e capire il bisogno della figlia di non rinunciare all'albero, ma anche decisa a non cedere all'abisso del dolore. Intelligente metafora del bisogno di trovare un equilibrio fra "lasciar andare" e "conservare" il nostro passato L'albero emoziona e ha il coraggio di non dare mai risposte facili e consolatorie senza per questo abbandonare la speranza di una rinascita, necessariamente lontana dalle nostre radici.
Sleepwalking - di William Maher con Nick Stahl, Anna Sophia Robb, Charlize Theron, Dennis Hopper - 2008 - Drammatico - USA **
Un film dolente, che mette sotto la lente d'ingrandimento una famiglia alla deriva, senza punti fermi né appigli. Jolie, una Charlize Theron dimessa e convincente come sempre,ha perso la casa visto che il suo compagno ha coltivato marijuana in giardino e si trasferisce con la figlia di dodici anni a casa del fratello, fragile e sull'orlo del licenziamento. Ma non riesce a reggere il peso delle responsabilità e se ne va nottetempo lasciando solo una lettera in cui promette di tornare per il compleanno della figlia Tara. Rimasti soli zio e nipote tentano di sopravvivere in mezzo a mille difficoltà economiche con una tenerezza ed una disponibilità ad aiutarsi che valgono più di mille dichiarazioni d'affetto, fin quando Tara non viene affidata ai servizi sociali. Aspetteranno il compleanno della bambina, il ritorno di Jolie, che ovviamente non si fa vedere, e poi prenderanno la decisione di scappare, di cercare altrove quella speranza che lì non hanno più. Ma finiranno nella fattoria di famiglia dove il nonno di Tara (Dennis Hopper sempre capace di tratteggiare un carattere con uno sguardo e due frasi scarne) riporterà a galla antichi rancori. La tragedia è sempre in agguato nella pellicola di Maher e anche il cielo perennemente gonfio di neve lascia intendere che il gelo dei sentimenti contagia ogni paesaggio ed ogni gesto. C'è un senso diffuso di rammarico e di rassegnazione, ma c'è anche un bello scambio di emozioni fra una bambina cresciuta troppo in fretta accanto ad una madre irresponsabile e un giovane uomo incapace di superare le vessazioni subite in gioventù. E c'è una battuta magnifica di Tara: quando in fuga con lo zio decidono di cambiarsi i nomi per non essere scoperti la bambina suggerisce anche di "dire che ho tredici anni, perché avere dodici anni è proprio stupido" a testimoniare che anche in una vita adulta come quella di qualunque bambino abbia dovuto diventare adulto in fretta per sopperire a genitori inadeguati c'è sempre spazio per una sana infanzia.
Mother and Child - di Rodrigo García con Annette Benning, Naomi Watts, Samuel L. Jackson, Jimmy Smits - 2009 - Drammatico - USA, Spagna *+
Un magnifico film corale sul rapporto profondo, unico e indissolubile che si crea fra una madre e una figlia, anche quando non si sono mai incontrate. Le protagoniste al centro della trama sono tre, una donna di mezz'età che si prende cura della vecchia madre malata e al contempo ripensa con rimpianto alla figlia data in adozione appena nata, la figlia appunto, cresciuta senza aver conosciuto la madre naturale e per questo rancorosa ed incapace di crearsi una famiglia e una terza donna che non può avere figli e tenta disperatamente di adottarne uno. Dialoghi profondi e sinceri, rapporti umani dolenti e quotidianità sfibrante fanno da sfondo ad una profonda analisi di ciò che significa emanciparsi dal ruolo materno e diventare finalmente adulti, accompagnati da sentimenti che nascono, errori che non si riesce a riparare, delusioni e speranze che si intrecciano fra loro. Bella prova recitativa di tutto il cast, misurato e ben diretto da Garcia che evita i toni accesi e le scene madri per lasciar spazio alle controverse emozioni che la vita porta con sé.
The Sunset Limited - di Tommy Lee Jones con Samuel L. Jackson, Tommy Lee Jones - 2011 - Drammatico - USA ***
Tratto da un testo di Cormack Mc Carty, immenso scrittore contemporaneo Premio Pulitzer e autore anche di "Non è un Paese per Vecchi" e "La Strada", entrambi trasposti sullo schermo, The Sunset Limited si svolge tutto in un interno, una cucina più precisamente, dove due uomini completamente opposti per razza, cultura, esperienze di vita, si confrontano duramente. Non conosciamo i loro nomi, sappiamo solo che uno dei due stava per suicidarsi buttandosi sotto le rotaie del treno Sunset Limited e che l'altro l'ha salvato e portato a casa sua. L'aspirante suicida è bianco, professore universitario di grande cultura e non crede più a nulla. Il salvatore è nero, ha alle spalle la galera e ciò che lo sostiene è una profonda fede. Lo scontro tra i due è chiaramente intellettuale, ideologico, filosofico, e tocca tutti i grandi temi che qualunque essere umano si pone nel corso della vita: fede, fiducia nel prossimo, valori, ideali, morte, speranza. I dialoghi sono eccellenti, la recitazione asciutta, e si ascolta rapiti questi due splendidi attori confrontarsi sui grandi interrogativi dell'esistenza con tanta convinzione e tanta sincerità. Perché ognuno dei due è profondamente convinto della bontà del proprio credo, e lo regala all'altro, e a noi, con assoluta buona fede e onestà. Un testo gigantesco anche se di poche pagine, un film immenso anche se molto breve, dove la parola, il pensiero e la coscienza, la fanno da padroni.
It's Kind of a Funny Story - di Anna Boden e Ryan Fleck con Zach Galifianakis, Keir Gilchrist , Emma Roberts, Aasiv Mandi - 2010 - Drammatico - USA ***
L'adolescenza, si sa, è uno dei passaggi più delicati della nostra esistenza, amplifica i dubbi, crea disagio, spaventa. Craig è un ragazzo come tanti, forse più spaventato di tanti, e quando si rende conto di essere sull'orlo del suicidio cerca aiuto facendosi accettare in ospedale. Solo che il reparto in cui viene ricoverato è quello degli adulti, con realtà ben diverse da quelle che lui si aspettava. E in più non verrà rimandato a casa il mattino dopo con un flacone di pillole della felicità, ma verrà seguito per parecchi giorni. All' impatto traumatico iniziale segue la conoscenza degli altri pazienti, ognuno col suo dolore, con la sua alienazione, con la sua incapacità di vivere. Su tutti Bobby, Zach Galifianakis noto per la serie "Una notte da Leoni", e qui ben più drammatico nonostante le sue doti naturali di istrione comico, che nascosto in fondo alla sua depressione trova il coraggio di aiutare Craig e di insegnargli ad amare la vita. L'amicizia ed il sentimento che si svilupperà con una ragazza solitaria anche lei ricoverata lì farà il resto. Ma sono tutti i personaggi ad essere intonati, tutto il film a raccontare con toni lievi e delicati la disperazione del disagio mentale, lasciando aperta la porta alla speranza, alla possibilità di lasciarsi alle spalle se non la malattia almeno quella sensazione di solitudine ed inutilità che la depressione porta con sé. Magnifico film capace di tratteggiare personaggi a tutto tondo invece di macchiette e di far trapelare sentimenti autentici al di là della barriera della depressione.
Temple Grandin - di Mick Jackson con Claire Danes, Catherine O'Hara, David Strathairn, Julia Ormond - 2010 - Drammatico - USA
Quando un film decide di affrontare il mondo dell'handicap si rischia sempre di trovarsi davanti all'elegia del diverso, o alla denuncia sociale, o alla pena esposta in modo da suscitare lacrime a profusione. Niente di tutto questo in Temple Grandin , biografia di una ragazza autistica che riuscirà a vivere nonostante il suo handicap, a diventare una grande innovatrice nel settore dell'allevamento bestiame e a scrivere libri di grande successo. Tutto questo perché al di là della patologia ha la forza ed il coraggio di inventare se stessa, di affrontare il sospetto e lo scetticismo della gente, di rincorrere i propri sogni e di credere alle proprie idee. Asciutta la recitazione della Danes che non indulge in smorfie e sguardi persi pur riuscendo a comunicare perfettamente le paure e i momenti di panico che Temple deve affrontare e magnifico il personaggio della madre che spinge la figlia ad andare all'Università pur sapendo quanto dovrà soffrire e si assume la responsabilità di sembrare crudele pur di regalare una chance a quella ragazza così difficile. Bell'esempio di biografia toccante e misurata allo stesso tempo, che ci dà dell'autismo una visione più completa di quanto non facesse per esempio Rain Man che metteva in campo un idiot savant ma che non sviscerava le tante sfumature che questa malattia ha.