Festival, Anteprime, Inediti, Rarità - Pagina 2 Torna alla Pagina 1
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Kyss Mig - di Alexandra-Therese Keining con Ruth Vega Fernandez, Liv Mjönes - 2011 - Sentimentale - Svezia ***
Quando un regista decide di raccontare un amore omosessuale sceglie spesso la strada dell'eccesso, della drammatizzazione, del paradosso e della stravaganza. Al contrario in questo bel film svedese il fatto che tra due ragazze che a breve diventeranno sorellastre (i loro genitori stanno per sposarsi) nasca un sentimento è raccontato senza enfasi e senza farne bandiera per nessuna rivendicazione. C'è spazio per i turbamenti certo, e c'è spazio per il dolore che il fidanzato di una e la compagna dell'altra proveranno di fronte ad un amore improvviso quanto irrinunciabile, ma il tono è lieve, non calca mai troppo sul fatto che si tratti di una storia omosessuale. La compostezza svedese è un dono che regala alla pellicola sentimenti ed emozioni comuni a tutti gli amori, e forse è questa la strada per far si che l'omosessualità al cinema non venga solo resa macchietta o rivendicazione, ma venga lasciata libera di raccontare l'amore in una forma diversa, con problematiche tutte sue ma anche con gesti e sentimenti universali.
Blindness - Cecità - di Fernando Meirelles con Julienne Moore, Mark Ruffolo, Danny Glover, Gael Garcia Bernal - 2008 - Drammatico - Giappone, Brasile, Canada ***
Riuscire a trasformare in immagini le pagine straordinarie del Premio Nobel Saramago era un'impresa titanica, al limite del'impossibile, ma Meirelles non si è perso d'animo e ha costruito un film che si regge sulle proprie gambe, capace di rispettare la trama senza ostinarsi a riprodurre l'atmosfera del libro. In una metropoli imprecisata del mondo improvvisamente scoppia un'epidemia di cecità, da un momento all'altro le persone smettono di vedere e il caos che ne segue è cruento quanto selvaggio. Gli ospedali lager dove vengono rinchiusi i malati diventano ben presto luoghi dell'orrore (immaginate dei ciechi lasciati abbandonati a loro stessi privi di aiuti materiali che vagano alla ricerca di un bagno o di un letto) l'umanità perde il controllo e il degrado si impadronisce non solo dei corpi ma soprattutto delle anime. Metafora potente e dolente il libro di Saramago è un'elegia della solitudine e della cecità in cui l'uomo moderno si dibatte, mentre il film è più fisico, più aderente ad una trama che si occupa di violenza, di lotta per la sopravvivenza, di dignità. Solo una donna è immune dal contagio e con coraggio ed ostinazione cerca di salvare se stessa, il marito, e un piccolo gruppo di altri ciechi, combattendo la brutalità degli altri sopravvissuti. Julienne Moore è sempre una presenza luminosa sullo schermo, e mai come in questo caso ce ne è bisogno, e ha il coraggio di recitare senza un filo di trucco e dimessa, cosa rara per una diva hollywoodiana, e l'atmosfera del film ha il merito di avvolgere lo spettatore in un vortice di incredulità e voglia di riscatto, messaggio importante anche quando la cecità è solo spirituale, come nel caso della nostra società.
You Don't Know Jack - di Barry Levinson con Al Pacino, Danny Huston, Susan Sarandon, John Goodman - 2010 - Biografico - USA ***
Argomento quasi intoccabile senza scatenare un vespaio di polemiche l'eutanasia è al centro di questa toccante e sincera biografia di Jack Kevorkian, il Dottor Morte come fu ribattezzato, medico coraggioso e indipendente che negli Anni 90 aiutò a morire circa 130 pazienti. Processato numerose volte non si arrese mai, deciso a difendere la libertà di un essere umano di porre fine alla propria vita quando la sofferenza la rende ormai insopportabile. Medico brillante e polemico, capace di grande empatia ma anche di attacchi di rabbia, Kevorkian solleva dubbi che tutti dovremmo porci e la sua caparbia volontà di uomo prima ancora che di medico, è un esempio di dignità e fede nei propri principi quali essi siano, che non si dimentica. Al Pacino è semplicemente perfetto nei toni e nei contenuti e la condanna che gli verrà inflitta durante l'ennesimo processo non è una sconfitta, ma solo la giusta cassa di risonanza per un interrogativo etico che ci riguarda tutti e che questo film affronta in modo lucido e convinto. Le scene in cui i malati terminali vengono aiutati da Kevorkian sono toccanti e sincere e fanno capire quanto ci sia bisogno di affrontare una materia tanto intima con delicatezza ed umanità, perché la nostra fine non può essere decisa da leggi, giudici o tribunali.
Il Miracolo della Farfalla - di Philippe Muyl con Michel Serrault, Claire Bouanich, Nade Dieu - 2002 - Commedia- Francia ***
Una bambina solitaria e un vecchio appassionato di farfalle. Coppia sbilenca quanto pronta a trasformarsi in un duo poetico non appena le sofferenze e i dolori dei due troveranno il coraggio di manifestarsi. C'è una tenerezza struggente in questo vecchio che va alla ricerca di una rara farfalla, e c'è un'ostinazione caparbia e irresistibile nella bambina che lo accompagna. I dialoghi sono sublimi come spesso nelle commedie francesi, Michel Serrault è impagabile nelle sfumature che sa dare al suo personaggio e la fragilità di una bambina cresciuta troppo sola è un concentrato di paure e speranze come è giusto che sia a quell'età. Sincero, puro, un film delizioso che commuove e rincuora.
The Night Watch - di Paula Milne con Jenna Augen, Neal Barry, Kenneth Cranham, Claudie Blakley, Lucy Briers - 2011 - Drammatico - Gran Bretagna ***
La seconda Guerra Mondiale in sottofondo, la storia di tre giovani donne e di due ragazzi che in quegli anni hanno affrontato i propri drammi personali oltre alla tragedia del conflitto, una serie di flashback che sospendono il tempo, come sospese sono le vite dei personaggi di questo splendido film di grande atmosfera, molto british nella confezione e nell'ambientazione. La guerra, ogni guerra, è un ordigno che devasta e distrugge ogni vicenda, ogni progetto, ogni illusione. E quello che si lascia dietro è un cumulo di macerie che impediscono ogni progresso, ogni slancio. Le storie private, minime di fronte alle bombe che esplodono eppure così importanti per potersi illudere che esiste ancora una quotidianità, sono raccontate con dolce partecipazione, e i continui rimandi ad anni precedenti danno quel pizzico di mistero su ciò che successe una certa notte che rende il film ancora più godibile.
Mary and Max - di Adam Elliot con Toni Collette, Philip Seymour Hoffman, Eric Bana,
Barry
Humphries - 2009 - Animazione - Australia ****
Quando l'animazione, in questo caso la plastilina già usata in Wallace e Gromit, raggiunge vette di tale intensità è decisamente superiore a qualunque recitazione umana. La storia semplice e struggente di un'amicizia di penna fra una bambina australiana, goffa e solitaria e un uomo autistico di New York, che gira con un libricino dove sono raffigurate le varie espressioni di un viso cosicché lui possa decodificare i sentimenti umani altrimenti incomprensibili alla sua patologia, è un prodigio di poesia, di trovate ironiche, di battute pungenti e di sentimenti profondi e veri. Durerà più di vent'anni quest'amicizia fatta solo di lettere e messaggi, e lei nel frattempo farà in tempo a diventare una psichiatra famosa, e lui ad invecchiare e morire, ma nel frattempo ci saranno le loro litigate, le loro confidenze, le loro difficoltà a crescere e vivere, le loro paure e le loro gioie. Impossibile trovare un difetto ad un capolavoro tanto toccante, tanto emozionante, tanto vibrante di sentimenti puri e profondi, tanto magico da non far avvertire la pesantezza del vivere che queste due anime dolenti si portano appresso. Ed impossibile dimenticare Mary e Max, amici che vorremmo avere nelle nostre vite ogni giorno.
Small Town Saturday Night - Un Amore alle Corde - di Ryan Craig con Chris Pine, Robert Pine, Muse Watson, John Hawkes - 2010 - Drammatico - USA **
Una piccola cittadina rurale degli Stati Uniti, Prospect, fa da sfondo alle vicende dei suoi abitanti. C'è un giovane che vorrebbe andare a Nashville per tentare la fortuna come cantante ma sa che dovrà rinunciare alla ragazza che ama visto lei non lascerà il paese perché pur se separata dal marito vuole che questo faccia parte della vita della loro bambina, c'è uno sceriffo alle prese con un padre alcolista e un fratello violento appena uscito dal carcere, c'è una ragazzo vessato da una madre puritana e un bambino spaventato da un padre vendicativo. Insomma piccole miserie quotidiane di chi fa un po' a pugni con la vita nella speranza di strappare almeno un round, ma raccontate con grande sensibilità, il che fa del film un piccolo gioiello di delicatezza e profondità, dove i dubbi e le paure sono raccontate per sottrazione, con un velo di pudore che difende i sentimenti dei protagonisti.
Thumbsucker - Il Succhiapollice di Mike Mills con Lou Taylor Pucci, Tilda Swinton, Keanu Reeves,Vincent D'Onofrio, Kelli Garner - 2005 - Drammatico - USA **
Un film dedicato alla fatica di crescere, a quel processo doloroso ma inevitabile che traghetta dall'adolescenza all'età adulta. Raccontata con tenerezza, profondità e tanta ironia. Perchè se l'adolescente Justin si ostina a succhiarsi il pollice per rimanere aggrappato all'infanzia e manifesta quindi palesemente il suo disagio di fronte al cambiamento, i membri della sua famiglia non sono da meno e il dentista filosofo cui Keanu Reeves da vita è un perfetto esempio di metamorfosi perenne alla ricerca di un sè che forse non esiste. Non è facile crescere, e non è d'aiuto la diagnosi di deficit d'attenzione con cui oggi facilmente si inquadra ogni adolescente in difficoltà (il rito della pillola quotidiana a scuola è una metafora illuminante di come la psicologia tenda a risolvere tutto a suon di farmaci) ma certo, sembra dire Mike Mill, se gli adulti sono come quelli che circondano Justin tanto vale continuare a succhiarsi il pollice e sognare di diventare un giorno un famoso giornalista. Bell'esempio di cinema pungente e graffiante pur rimanendo sempre leggero ed ironico.
Christopher and His Kind - di Geoffrey Sax con Matt Smith, Imogen Poots, Lindsay Duncan - 2011 - Biografico - Gran Bretagna ***
La vita dello scrittore Christhopher Isherwood, la sua amicizia con il poeta W. H. Auden e i suoi amori omosessuali in una biografia mai banale e scontata, capace di ricostruire un'epoca, gli Anni 30 a Berlino con grande accuratezza di costumi e di idee. L'emarginazione e la solitudine di un omosessuale in quegli anni poteva essere placata solo in locali bui e malfamati e incontrare il grande amore poteva essere una fortuna come una rovina. La scena in cui Isherwood porta a casa della madre il giovane amante è un esempio perfetto del razzismo e ancor più del classismo che regnava sovrano in Inghilterra all'epoca e la scelta dello scrittore di trasferirsi in America alla fine del film è un gesto liberatorio e rivoluzionario. Le sferzate contro il perbenismo dell'epoca sono ficcanti e ben riuscite, le scene d'amore schiette e mai puritane, e le piccole meschinità che pure appartengono ai grandi uomini ci regalano una figura a tutto tondo che racconta se stesso senza pudori e senza concessioni come voce fuori campo.
Correndo con le Forbici in Mano - di Ryan Murphy con Annette Bening, Alec Baldwin, Jill Clayburgh, Brian Cox, Joseph Fiennes - 2006 - Commedia - USA ***
Commedia quasi surreale tanto è disastrato l'universo in cui si muove il giovane Augusten Burroughs con una madre sempre sull'orlo del collasso nervoso perché le sue ambizioni letterarie sono frustrate, un padre non solo assente ma anche incapace di capire le problematiche del figlio e uno psichiatra tutore che usa metodi alternativi che possono solo disorientare chi dovrebbe beneficiare dei suoi trattamenti. Il film in alcuni momenti può apparire sbilenco, ma alla parola fine si avverte quel senso di unicità ed originalità che solo le pellicole di qualità posseggono. La scena tra Augusten e la moglie dello psichiatra (una intensa e sincera Jill Clayburg) ormai schiacciata dalla debordante personalità del marito ma capace di intuire le possibilità del ragazzo che ha ospitato in casa per mesi è toccante e profonda come poche e i passaggi sulla carta drammatici ma tradotti in comicità da battute sferzanti e perfide la dicono lunga sulla mano felice del regista. Annette Benning è uno stereotipo perfetto delle donne Anni 70 tutte tese alla ricerca del sè e Alec Baldwin le sta magnificamente dietro nella parte del marito attonito di fronte ad esigenze tanto strampalate.