L'Attentato al Treno
Tre partigiani si incontrarono per organizzare un attentato al treno che trasporta armi all'esercito nazista. Era l’ultimo incontro, si levarono i loro orologi dal polso e li misero sul tavolo quando Antonio cominciò a riepilogare i punti essenziali del loro piano.
-“Il treno partirà dalla stazione alle 7,02 e arriverà in cima al passo alle 8.36 precise ed è su questa salita, in cui il treno andrà molto piano, che noi lo attaccheremo. Però dobbiamo arrivare quando il vagone di scorta, che precede il treno di circa un minuto, sarà già passato. Quindi è essenziale che noi possiamo arrivare tra le 8,35 e le 8,36. Le nostre tre postazioni di partenza si trovano, andando piano, a mezz’ora di cammino dal luogo dell’attentato quindi regoliamo i nostri orologi perché la precisione sarà determinante, per esempio il mio va avanti di un minuto ogni ora e quindi per le 8,36 di domani segnerà 14 minuti più dell’ora vera, e i vostri?”
-“Purtroppo i nostri orologi sono uguali in tutto tranne che nell’ora che segnano, infatti per l’ora dell’attacco il mio sarà indietro di 6 minuti!” disse Ivano ai suoi compagni. Allora Vittorio concluse:
-“ Anche il mio non è preciso, infatti va avanti di 9 minuti. Allora ragazzi ognuno si deve regolare considerando tutte queste variazioni in modo da arrivare comunque tutti e tre all’ora precisa.”
In quel momento sentirono dei rumori sospetti e spensero la lampada per scappare ognuno al proprio battaglione. Prima di fuggire presero gli orologi ma nella fretta Antonio prese quello di Ivano e questo, invece, prese quello di Vittorio.
Il mattino seguente alle 8,06 in punto i tre gruppi di partigiani comandati da Antonio, Ivano e Vittorio si mossero dalle rispettive postazioni nel bosco per convergere verso il punto dell’agguato. In realtà l’ora in cui partirono era in effetti quella che ognuno dei comandanti riteneva fosse l’ora reale, dedotti o sottratti i vari minuti di anticipo o ritardo del proprio orologio o meglio di quello che ognuno di essi riteneva essere il proprio orologio. Ma durante il percorso dei tre gruppi si verificarono una serie di inconvenienti per cui il battaglione di Vittorio perse 8 minuti e ne riguadagnò 3; il gruppo di Antonio arrivò con un anticipo di 20 minuti; gli uomini di Ivano arrivarono con 15 minuti di ritardo. I tre comandanti guardando costantemente l’orologio erano in grande apprensione, chi per l’anticipo, chi per il ritardo, vedendo sfumare il piano tanto accuratamente elaborato.
Ma in che ordine arrivarono i tre partigiani?
-“Il treno partirà dalla stazione alle 7,02 e arriverà in cima al passo alle 8.36 precise ed è su questa salita, in cui il treno andrà molto piano, che noi lo attaccheremo. Però dobbiamo arrivare quando il vagone di scorta, che precede il treno di circa un minuto, sarà già passato. Quindi è essenziale che noi possiamo arrivare tra le 8,35 e le 8,36. Le nostre tre postazioni di partenza si trovano, andando piano, a mezz’ora di cammino dal luogo dell’attentato quindi regoliamo i nostri orologi perché la precisione sarà determinante, per esempio il mio va avanti di un minuto ogni ora e quindi per le 8,36 di domani segnerà 14 minuti più dell’ora vera, e i vostri?”
-“Purtroppo i nostri orologi sono uguali in tutto tranne che nell’ora che segnano, infatti per l’ora dell’attacco il mio sarà indietro di 6 minuti!” disse Ivano ai suoi compagni. Allora Vittorio concluse:
-“ Anche il mio non è preciso, infatti va avanti di 9 minuti. Allora ragazzi ognuno si deve regolare considerando tutte queste variazioni in modo da arrivare comunque tutti e tre all’ora precisa.”
In quel momento sentirono dei rumori sospetti e spensero la lampada per scappare ognuno al proprio battaglione. Prima di fuggire presero gli orologi ma nella fretta Antonio prese quello di Ivano e questo, invece, prese quello di Vittorio.
Il mattino seguente alle 8,06 in punto i tre gruppi di partigiani comandati da Antonio, Ivano e Vittorio si mossero dalle rispettive postazioni nel bosco per convergere verso il punto dell’agguato. In realtà l’ora in cui partirono era in effetti quella che ognuno dei comandanti riteneva fosse l’ora reale, dedotti o sottratti i vari minuti di anticipo o ritardo del proprio orologio o meglio di quello che ognuno di essi riteneva essere il proprio orologio. Ma durante il percorso dei tre gruppi si verificarono una serie di inconvenienti per cui il battaglione di Vittorio perse 8 minuti e ne riguadagnò 3; il gruppo di Antonio arrivò con un anticipo di 20 minuti; gli uomini di Ivano arrivarono con 15 minuti di ritardo. I tre comandanti guardando costantemente l’orologio erano in grande apprensione, chi per l’anticipo, chi per il ritardo, vedendo sfumare il piano tanto accuratamente elaborato.
Ma in che ordine arrivarono i tre partigiani?